
Ciao Giancarlo. Te lo dico così. A un amico più che a un presidente. O meglio il presidente. Sei stato l’uomo che ci ha fatto crescere nel mondo del rugby. Se oggi l’Italia è tra le grandi è solo perché la tua idea ha illuminato il percorso azzurro più di altri. Ci siamo affrontati, rispettati, confrontati ma sempre sulle idee, sui contenuti. La tua vita è stata il rugby in tutte le sue forme: giocatore, dirigente e riferimento imprescindibile di un’amore che per me dura da oltre 40 anni. Oggi che te ne sei andato a giocare un altro Sei Nazioni il rugby italiano è più povero. Mancherà il tuo punto di vista sul quale magari non sarò d’accordo ma con il quale dovrò comunque fare i conti. Figura controversa, dirà qualcuno. Ma per me resti un padre, un amico, una pietra angolare di un gioco che abbiamo tutti amato, tu per primo. So che mi volevi bene, e questo non lo dimentico. Ma scusami oggi il dolore è tanto. Non sarà facile lenirlo. E non è vero che i grandi giocatori al massimo passano la palla. Oggi il cronometro è fermo. Il TMO per una volta non guarda una meta. Guarda una vita. E che vita. Grazie presidente. Che la terra ti sia lieve.